Florence Biennale 2017, assegnato il Premio alla carriera in memoriam a Sauro Cavallini
In eposizione alla Fortezza da Basso, dal 6 al 15 ottobre 2017, il disegno dell’Ultima cena (1979) e le tre opere minori in bronzo (ca. 1982-1987) nonché il busto di un discepolo, parte dell’opera monumentale in gesso che raffigura lo stesso soggetto (1988), la cui fusione in bronzo è incompiuta FIRENZE - E’ stato assegnato sabato 7 ottobre il Premio “Lorenzo il Magnifico” alla carriera in memoriam a Sauro Cavallini. Di seguito il testo della curatrice di Florence Biennale, Melanie Zefferino, redatto per l’occasione. La parabola artistica di Sauro Cavallini (La Spezia, 4 marzo 1927 – Fiesole, 27 luglio 2016) comincia nei primi anni Cinquanta a Firenze, dove nel 1957 apre il suo studio in via Orsammichele e sperimenta materiali diversi. Nel 1960 si trasferisce nella villa di Fiesole che, per volontà dei figli Teo e Aine, oggi ospita il centro studi a lui dedicato. Nel 1964 si appassiona alla scultura in bronzo e realizza il famoso Gatto che gli varrà il Premio Nazionale “Il Fiorino” a Palazzo Strozzi nel 1965. Nel 1966 completa la sua prima opera pubblica, il Volo di gabbiani, destinato alla nuova sede della RAI TV a Firenze. In quello stesso anno l’alluvione della città medicea segna l’artista in modo indelebile (più di quanto faranno i soggiorni a Zurigo, Parigi, Londra e Detroit negli anni a venire), dal momento che si dedica al restauro di sculture in marmo alla Basilica di Santa Croce e al Museo del Bargello: negli anni della maturità, Sauro Cavallini si confronta dunque con l’antico, per il quale aveva una spiccata sensibilità. È così che da autodidatta perfeziona la tecnica e sublima il suo senso estetico, che si estrinseca in sculture con anatomie plastiche di estrema naturalezza, pur nella loro stilizzazione. Sculture all’apparenza mutevoli e mai statiche, se non per il tempo di un respiro. Del 1968 è la sua Crocifissione in bronzo, collocata presso la Basilica di San Miniato al Monte (Firenze) nel Cimitero delle Porte Sante, ove la figura del Cristo ci appare una realtà “naturale… alla pari di un albero, una casa, un essere vivente” – come ha osservato Umberto Baldini. L’intensa drammaticità di quell’opera cederà il passo all’assoluta armonia di ritmo e forma in bronzi inconfondibili, che per il loro élan vital riscuotono il plauso della critica, del collezionismo e della committenza pubblica. Nel 1978, anno in cui riceve la “Fronda d’oro” dal Sindaco di Genova, Cavallini realizza il Monumento alla pace per il Palazzo degli Affari a Firenze. Seguiranno opere monumentali in cui il senso aulico e l’equilibrio formale si fa sempre più marcato: il Monumento ai Caduti (1983) di Diano Marina; il Monumento alla vita (1991) destinato al Palazzo dei Diritti dell’Uomo a Strasburgo e realizzato anche in scala minore quale dono per Papa Giovanni Paolo II (al secolo Karol Wojtiła); il Monumento a Colombo (1992) oggi a Genova; il Monumento alla danza (1992) commissionatogli dal Principato di Monaco così come Fraternità (2000). Nel 1984 è insignito del Premio d’oro “San Valentino” e nel 1996 riceve il Premio “Columbus” per le arti. Nel 1998 Sauro Cavallini pubblica una raccolta di poesie, Cantici del mare e della vita. Quando la salute precaria non gli consente più gli sforzi fisici legati all’amato medium artistico, sintetizza le linee dei suoi soggetti giocando col colore puro nelle tempere su carta, che con i bronzi espone fino al 2010. Sei anni più tardi si spegne nella sua villa di Fiesole, dove i Gatti, Cavalli, Danzatori, Acrobati e altre figure da lui immortalate in bronzo sono “presenze” frutto del “canto” con cui l’uomo e l’artista ha “reso le fatiche fertili”, come lui stesso ha scritto. A celebrazione del grande scultore recentemente scomparso sono esposti per la prima volta insieme, alla Fortezza da Basso dal 6 al 15 ottobre 2017, il disegno dell’Ultima cena (1979) e le tre opere minori in bronzo (ca. 1982-1987) nonché il busto di un discepolo facente parte dell’opera monumentale in gesso che raffigura lo stesso soggetto (1988), la cui fusione in bronzo è incompiuta. In questa mostra, realizzata in collaborazione con il Centro Studi Cavallini, si ripercorre così il processo creativo del Maestro, il suo “fare”, dalla rappresentazione bidimensionale dell’idea di un’opera in divenire alla sua esplicitazione tridimensionale passando per almeno tre varianti certe prima di addivenire alla definizione finale, da cui si ricava il calco per la fusione in bronzo. Le differenze formali e gestuali che si rilevano comparando le figure di Cristo e dei discepoli nelle diverse fasi del processo creativo dell’Ultima cena rivelano l’anelito dell’autore a catturare e restituire con esito perfetto la sua visione del sacro. Una visione di amore e fratellanza che si esplicita in una opera magna, seppure incompiuta, a cui Sauro Cavallini ha lavorato a più riprese per anni. L’Ultima cena, opera che si colloca al culmine della ricerca artistica di Cavallini, rappresenta la vita che trionfa sulla morte e restituisce eternità al destino dell’Uomo attraverso l’Amor divino, mediatore fra spirito e materia ma anche matrice di fratellanza universale. La Florence Biennale conferisce a Sauro Cavallini (1927-2016) il Premio “Lorenzo il Magnifico” alla carriera in memoriam per aver magistralmente infuso, attraverso l’arte della scultura, vita alla forma conferendo levità e ritmo al bronzo di figure originali quanto armoniose, dalle anatomie di estrema naturalezza nella loro stilizzazione. Sculture, le sue, che sono espressione di uno straordinario estro creativo. Il premio è stato ritirato da Aine e Teo Cavallini. ...